Sit-in no Tap a San Foca. Bruciata bandiera M5S

Sit-in no Tap a San Foca. Bruciata bandiera M5S

Di Maio non se la passa bene in questi giorni. In Salento si è scatenata una rivolta contro il Movimento 5 Stelle dopo che la costruzione del gasdotto è stata autorizzata dal Governo. Era solo il 2017 quando Di Battista promise a San Foca che il progetto per il gasdotto sarebbe stato bloccato in sole due settimane se il Movimento avesse vinto le elezioni. Ma la promessa non è stata mantenuta.

Oggi 200 manifestanti no Tap hanno organizzato un sit in davanti alla torre di San Foca a Melendugno, dove l’anno scorso fu fatta la promessa di bloccare i lavori. I manifestanti sono furiosi per le promesse non mantenute. La rabbia è tale che è stata bruciata addirittura una bandiera del Movimento 5 Stelle e i manifestanti hanno bruciato le loro tessere elettorali.

Il gasdotto, che dovrebbe portare il gas dall’Azerbaigian comporterà inevitabili conseguenze sul nostro territorio. I Cinque Stelle si erano sempre schierati contro l’opera. Evidentemente si trattava solo di un modo per prendere voti.

Sit-in no Tap a San Foca. Bruciata bandiera M5S

Tra i manifestanti c’era anche il sindaco di Melendugno, uno dei territori attraverso il quale il gasdotto dovrà passare. Marco Potì ha affermato che la battaglia per il gasdotto non è ancora persa, dal momento che ci sono ancora vari procedimenti pendenti in materia amministrativa e penale.

Ma quello per cui protestano i manifestanti in primo luogo non è tanto il mancato mantenimento delle promesse fatte, quanto piuttosto le giustificazioni che sono state date dal Governo. Di Maio ha detto che ci sarebbero nel mezzo 20 miliardi di euro di sanzioni. Ma non essendoci nessun contratto tra Stato e Tap non ci saranno sanzioni ma soltanto la richiesta di risarcimento danni che la società può avanzare contro lo Stato per gli investimenti che sono stati fatti. Intanto però la società continuerà a provvedere ai lavori.

Foto LecceCronaca

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