Processo Virginia Raggi. Secondo PM mentì per non dimettersi

Processo Virginia Raggi. Secondo PM mentì per non dimettersi

Oggi si tiene l’udienza che vede imputata la sindaca di Roma Virginia Raggi. L’accusa riguarda il reato di falso in relazione alla nomina di Renato Marra alla direzione del dipartimento del Turismo del Campidoglio. La parola spetta prima all’ex capo di gabinetto, Carla Raineri, e poi passerà al pubblico ministero per la requisitoria. Infine, spetterà alla difesa parlare.

Carla Raineri ha dichiarato: “Raffaele Marra non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco”. Questa è stata la testimonianza dell’ex capo di gabinetto che è stata sentita nel processo come testimone. La testimone poi continua dicendo che era forte l’influenza che Marra aveva sulla sindaca. “Erano stati coniati vari epiteti per Marra, eminenza grigia, Richelieu, sottolineando la debolezza della sindaca come quella zarina ai tempi di Rasputin”.

La Raineri continua mettendo in luce come chiunque si fosse messo di traverso tra Marra e la Raggi poteva temere per la propria nomina. Ha detto infatti che le fu fatto capire proprio questo quando propose di sostituire Marra con un generale dei Carabinieri nel ruolo di vice capo di gabinetto.

Processo Virginia Raggi. Secondo PM mentì per non dimettersi

La Procura di Roma ha un’accusa molto forte contro la Raggi. Infatti, secondo la Procura la sindaca Virginia Raggi “mentì alla responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio nel dicembre del 2016″. Se infatti avesse rivelato che la nomina di Renato Marra era stata gestita dal fratello Raffaele sarebbe incorsa in un’inchiesta e per il codice comportamentale redatto dal Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto dimettersi.

Il procuratore ha chiesto l’acquisizione del codice etico del M5S vigente nel 2016, che tra l’altro è stato modificato nel gennaio del 2017. Luigi Di Maio si è espresso. Ma non è entrato nel merito del processo. Piuttosto ha ribadito che il codice di comportamento del Movimento è noto a tutti. “Il codice parla chiaro e lo conoscete” ha detto Di Maio.

Foto Giornalettismo

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