scenari di esposizione SDS

Scenari di esposizione delle SDS: a cosa servono?

Il mercato delle sostanze chimiche e miscele pericolose è sicuramente tenuto sotto stretta sorveglianza.

Questo per un motivo ovviamente ben valido: si ha a che fare con materiali altamente pericolosi, che possono compromettere non solo la salute delle persone che ne fanno uso, ma quella collettiva e dell’ambiente.

Considerando che queste sostanze spesso viaggiano e vengono esportate, l’attenzione è ancora maggiore.

Quando si passa da un ordinamento all’altro c’è il rischio che i controlli non siano sufficienti e che si vada incontro a situazioni di crisi.

Le sostanze chimiche in questione, vengono quindi accompagnate da SDS, ovvero Safety Data Sheets.

Sono documenti che contengono al loro interno tutte le informazioni necessarie per poter maneggiare con sicurezza quella determinata sostanza.

In queste SDS sono contenuti inoltre scenari di esposizione.

Scenari di esposizione delle SDS – di cosa si tratta

In allegato al documento completo, compaiono anche gli scenari di esposizione delle SDS.

Al loro interno contengono tutte le informazioni necessarie su come controllare i casi di esposizione a sostanze pericolose durante l’uso per tutti i tipi di operatori che ne entrano in contatto.

I più importanti scenari di esposizione devono sempre essere allegati alla SDS di una sostanza chimica pericolosa che sia stata controllata e messa in sicurezza sotto il regolamento REACH.

In questi casi un’armonizzazione tra i vari ordinamenti è necessaria per una buona comprensione, e quindi è stato concordato un layout comune per questo genere di scenario.

Il formulario per le sostanze pericolose deve necessariamente contenere delle indicazioni chiare per quanto riguarda gli scenari di esposizione e soprattutto le deve comunicare nel migliore dei modi.

Per ovviare a questo problema vengono adottati due approcci differenti.

Il primo viene chiamato “safe use of mixtures information” (SUMI), ed indica quando le organizzazioni di settore identificano il miglior modo di gestire l’esposizione a determinate sostanze che si usano nel settore.

Generano quindi un piano d’azione secondo uno schema approvato e con informazioni facilmente assimilabili.

Il formulario poi sceglierà il SUMI più appropriato per far fronte alla pericolosità della sostanza in questione.

Il secondo approccio si chiama “lead component identification” (LCID), e viene usato in assenza di SUMI.

In questo caso si identificano i componenti principali della miscela e si ottiene la soluzione prendendo le informazioni su come affrontare i rischi causati da questi componenti.

Insomma è un terreno piuttosto complesso, e per interpretarlo al meglio è necessario affidarsi ai professionisti del settore.

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Fonte foto: ambientesicurezzaweb.it, eclogaitalia.it

 

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